designer e sfilate di Tokyo per l'autunno 2023
Si è appena conclusa la Rakuten Style Week di Tokyo, già anticipata a Milano dalla sfilata del designer giapponese Tomo Koizumi in un’opulenza di tulle supportata da Dolce & Gabbana. Per chi scrive period la prima volta alla settimana della moda di Tokyo, coperta dalla stampa internazionale più per gli eccentrici giochi di sperimentazione testimoniati dal suo avenue type che per le effettive sfilate, quindi la curiosità period molta, soprattutto considerando che alcuni dei marchi più importanti provenienti dal Sol Levante sono ormai inseriti nel calendario fisso delle Quattro Capitali. E, in un certo senso, dopo un mese della moda Autunno Inverno 2023 2024 in cui si è parlato moltissimo di momenti virali e troppo poco di vestiti, attestare come invece alle sfilate di Tokyo a stupire siano ancora gli abiti, i tagli precisi, gli accessori originali, l’artigianalità e i volumi couture è stato una ventata d’aria fresca, un testamento d’amore per la moda in quanto moda, oltre le strategie per creare hype e la volubilità degli algoritmi. L’eccesso, la sperimentazione libera dagli schemi, la fantasia, quel senso di assurdo per cui la moda giapponese è nota in tutto il mondo hanno dominato le passerelle, ma anche al climax del surrealismo o della teatralità il carnevalesco period scongiurato da lavorazioni così ricche e magistralmente eseguite che per molti model si potrebbe parlare di demi-couture.
Ecco le sfilate più belle dalla Tokyo Style Week Autunno Inverno 2023 2024, quelle più interessanti e oniriche da cui lasciarsi trasportare e i designer giapponesi da tenere d’occhio.
Yueqi Qi
Decorazioni Artwork Nouveau, luci soffuse, sales space rivestiti di velluto, moquette floreale a far eco agli interni in legno: è qui che si dispiega la collezione Autunno Inverno 2023 di Yueqi Qi, immersa nell’atmosfera rétro di Espresso Seibu, una vecchia kissaten (concetto tutto giapponese con cui si indicavano, dai primi del 1900, luoghi a metà tra la caffetteria e la sala da té, dove ascoltare jazz e perdersi nel gusto del conversare) aperta nel 1964, un prezioso lascito del fiorente periodo Shōwa. Oggi questo luogo storico si infonde di una narrativa sconosciuta grazie a Yueqi Qi, che per questa stagione ha lasciato Shanghai per un debutto giapponese in grande stile, complici le parrucche e acconciature folli firmate Tomihiro Kono, hairstylist celebre per le creazioni surreali. Capelli folli accompagnano abiti ancora più folli, lavoratissimi e preziosi, tra piume, glitter, macro paillettes di ogni forma e dimensione applicate su qualsiasi cosa, dagli abiti alle borse fino agli scaldamuscoli. Stravagante, eccentrica, in bilico tra il punk e il pop più estremo: una lezione di massimalismo che al contempo affonda le radici nella psichedelia Anni 60, sogna mondi alieni e lontane galassie, ma sa anche farsi spazio nella narrazione contemporanea grazie a silhouette attuali memori dello stile Y2K. D’altronde, un viaggio nel tempo period suggerito già dal titolo dello present ‘Fringe of Time’.
Khoki
Dimenticate tutto ciò che siete abituati a conoscere ed entrate nella favola oscura di Khoki, un collettivo di designer senza volto e senza nome – in pieno spirito giapponese, per cui perfino gli artisti pop in vetta alle classifiche tengono all’anonimato. Traendo spunto dal folklore così come dalle ambientazioni fantastiche dei libri per bambini, Khoki trasforma gli spazi minimalisti dell’Hikarie Corridor di Shibuya in un palcoscenico, con tanto di drammatici sipari drappeggiati che calano dal soffitto a formare un cerchio magico che è anche l’accesso a un mondo parallelo. La musica solenne si intensifica nell’oscurità che precede lo present, raggiungendo l’apice quando le luci si spengono completamente. Poi la luce torna, soave come l’alba, ma la realtà è ormai lontana: demoni, destiny, goblin, regine degli inferi e personaggi bizzarri di ogni sorta che indossano sguardi severi, mantelli melodrammatici, cappelli a punta distorti, corna, corone e maschere svelano la trama di un oscuro racconto popolare intriso di un’atmosfera Macbethiana, angosciante e accattivante al tempo stesso. Al centro di tutto, oltre alla magia, c’erano le lavorazioni: l’artigianalità precisa e barocca che caratterizza le creazioni di Khoki.
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Chika Kisada
Rimanendo in ambito teatrale, il primo giorno alla vogue week di Tokyo si è chiuso con un balletto. Mentre il ballerino Haruo Niyama si esibiva in una efficiency di danza classica, le modelle di Chika Kisada hanno calcato la passerella leggiadre come piume, calate ora in ariosi abiti in tulle ora in sofisticate impalcature in crinolina, rievocando un mondo classico e perduto, in grado di intersecarsi perfettamente con il presente: a metà tra couture e balletcore, conscia dei pattern attuali, la collezione prevede infatti anche linee sartoriali decise e tendenze che già fanno il giro dei social, come quella di indossare solo il physique o l’underwear con i collant abbandonando gonna e pantaloni – per l’AI23-24 documentata anche da Miu Miu, Margiela, Ferragamo e altri.
Tender Individual
Migliaia di garofani bianchi posti al centro della scena per rievocare atmosfere oniriche facevano da sfondo per la sfilata AI23-24 Tender Individual, ‘Dreaming of me’. Dietro al model, vincitore del Tokyo Style Award nel 2022, si celano i nomi di Yuto Yashige e Sayuri Bianca, che per questa stagione si sono lasciati ispirare dalle vecchie pellicole horror: veri e propri classici del cinema, come Frankenstein e It. In un continuo effetto shade block dalle tonalità vibranti e dai contrasti vividi, grafiche ispirate alle locandine dei movie e dettagli inquietanti come ragnatele e clown dal sorriso vacuo decoravano gli abiti, anche se il motivo più ricorrente è senza dubbio quello delle fiamme, intagliate lungo il bordo dei vestiti, nella pelle degli stivali, disegnate ovunque.
Yohei Ohno
Restando nell’ambito del surreale e fantascientifico, ma muovendoci direttamente nello spazio, in una galassia lontana troviamo l’universo immaginifico di Yohei Ohno, che gioca con volumi e simmetrie per creare nuove forme sconosciute – dalle forme tondeggianti che enfatizzano l’orlo dei leggings trasparenti d’aspetto impalpabile ai dettagli tubolari che profilano le décolleté in pelle, introdotte per la prima volta nelle collezioni del marchio e disegnate in collaborazione con Ikue Enomoto. Oltre ai dettagli futuristici, non mancavano elementi surrealisti alla Man Ray a decorare giacche strutturate dalle spalle voluminose, tessuti di richiamo industriale e stampe grafiche che richiamano le T-shirt dei gruppi heavy metallic. E a proposito di T-shirt, proprio l’ironica tote in pelle a forma di maglietta a maniche corte è l’accessorio should della collezione.
Maison J Simone
Le avenue fighters della designer francese Jude Ferrari, mente dietro Maison J Simone, vestono corsetti blu elettrico, minigonne sopra i pantaloni e abiti dalle stampe effetto liquefatto in perfetto stile Y2K. A metà tra la presentazione e la sfilata, la collezione Autunno Inverno 2023 del marchio trae ispirazione dai villain più famosi nella storia del cinema, da Joker a Black Widow, per volgerne l’eccentrica personalità in un’estetica audace, ironica e decisamente pop. In mezzo a tanto colore e tagli aderenti, spiccano anche alcuni sample geometrici, capi in pelle metallizzata con dettagli tubolari e stivali di vernice che richiamano la moda sci-fi degli Anni 60.
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Viviano
Leziosa, romantica, vitaminica, tra i momenti più alti della vogue week di Tokyo, la sfilata di Viviano è stata semplicemente una gioia per gli occhi. Il tulle, elemento portante del marchio, period declinato nelle sue mille sfaccettature, ora dando vita ad abiti voluminosi e opulenti ed enfatizzando balze e drappeggi, ora stravolgendo design sartoriali con un twist inaspettato, ma c’erano anche corsetti in tappezzeria, leggings e stampe floreali rivisitate in chiave urbana, colletti in stile Pierrot dai richiami infantili e sfiziose giacche trapuntate con trama a cuoricino. Un tripudio di colori che il pubblico ha applaudito con fervore: d’altronde, “further” è la parola d’ordine nell’estetica stravagante ed eccessiva di Tokyo, una metropoli libera dagli schemi stilistici in cui la moda conserva ancora la sua componente ludica e far venir voglia di divertirsi e sperimentare. E proprio il colore period il vero protagonista, dal rosa surprising al rosso acceso, passando per l’arancione e il verde acqua, le tonalità vibranti definivano anche il make-up, tutto incentrato sugli occhi con mega ciglia finte a tinte neon.
Akikoaoki
Le modelle torreggiano sulla passerella sopra maxi platform dalla lavorazione spettrale che portano all’estremo l’concept dei geta, i sandali giapponesi sollevati dal suolo che ispirarono anche le svettanti chopine veneziane del 1400-1600. Silhouette rigide che limitano il corpo si contrappongono a look destrutturati, richiami sci-fi, linee fluide espresse attraverso dettagli o movimenti ed elementi horny ma anche leggerezza come il pizzo che reinventa abiti e copricapi di carattere monacale. L’atmosfera è densa, attraversata da sentimenti contrastanti di decadenza, austerità e una contorta sensualità.
Pillings
Il maglione diventa camicia di forza, pur nella sua morbidezza rappresenta una gabbia che costringe i movimenti: la moda come ostacolo è un’concept che in qualche modo mette radici nell’infanzia di Ryota Murakami, alla direzione di Pillings, che ricorda di essere stato preso in giro da bambino per i maglioni che sua mamma creava per lui. Volgendo un’esperienza dolorosa in positivo, Murakami fa della collezione Autunno Inverno 2023-2024 un inno agli imperfetti e agli emarginati: la falena diventa simbolo di speranza e si trasforma in preziose applicazioni ricamate che spuntano fuori da capi effetto tarmato, ai pantaloni ampi in lana spessa dal taglio sartoriale si contrappongono brandelli di tessuto, cuciture disordinate e fili sparsi, eppure anche la decostruzione è eseguita in modo impeccabile che eleva ogni senso di vergogna o disagio. E allora anche le tasche dalla posizione non convenzionale, che costringono le braccia a intrecciarsi intorno al petto, da simbolo di contenzione finiscono per richiamare il senso di calore e protezione di un abbraccio.
Murral
Lo present di Murral si è tenuto all’interno del Tokyo Worldwide Discussion board, un edificio colossale che sembra quasi un’astronave, con un’ossatura fragile di vetro e un intreccio di tunnel sospesi che mostra il viavai dei passanti, un luogo futuristico proprio a due passi dai giardini del Palazzo Imperiale. In un certo senso, questa dicotomia period presente anche nella collezione. Ricavata in uno spazio relativamente intimo per la grandiosità della location in cui si svolgeva, la sfilata si è concentrata su tagli aderenti sulla parte superiore che ricadevano morbidi sul fondo disegnando movimenti fluidi, una leggerezza che aveva un che di onirico, accentuata da dettagli intricati e preziosi, dal pizzo a gioielli di perle e perline a incorniciare le linee del corpo: look dall’attract ora candida ora glaciale che incarnavano un senso generale di purezza, in linea con il titolo dello present ‘Fragile’.
Tanaka
Buio in sala e riflettori puntati su un pianoforte disposto al centro della scena. Quando le luci gradualmente si accendono, le notice di un jazz spumeggiante scandiscono il ritmo di una passerella caotica, in cui modelli e modelle arrivano da tutte le parti, si incrociano, tornano sui propri passi in un dinamismo costante che intende ricreare l’energia che si respira per le strade di New York, col suo melting pot, i membership seminterrati in cui rintanarsi ad ascoltare una buona efficiency a ogni ora del giorno, le sue gallerie d’arte nascoste e i caffè invasi dai creativi. I completi in denim dai tagli Seventies si ricoprono di graffiti multicolor e i trench di petali in tessuto, i piumini diventano trapunte portate a mo’ di mantello e si ricoprono di stampe grafiche, l’effetto patchwork che qui piace tanto regna sovrano. C’è spazio anche per abiti voluminosi in stile Casa nella Prateria con tanto di cappello di paglia e stivale texano, così come per le acconciature punk a spunzoni e i bomber universitari rivisitati in outfit audaci. Un viaggio nella storia della moda americana, che da sempre affascina questo paese, attraverso una lente tutta giapponese.
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