Intervista a Nico Lopez Bruchi, un artista a 360 gradi



                                                                                                                                                                                                                                         Foto di: Alessia Caputo

Pittore, fotografo, video-maker, artista sociale: Nico Bruchi, in arte Lopez, è un artista a 360 gradi.

Nato a Volterra in una famiglia di creativi, si avvicina sin da subito alle subculture urbane, diplomandosi presso l’Istituto Statale d’Arte di Volterra e proseguendo poi gli studi all’Accademia di Belle Arti a Firenze.

Oggi Lopez è direttore artistico della EDFcrew, progetto di arte sociale con cui realizza decine di riqualificazioni urbane all’anno e lavora come artista e direttore creativo a livello internazionale.


Nico, cosa è per te l’arte?

Un mezzo per esplorare la vita al di fuori dei suoi confini, è un atto meditativo di ricerca espressiva che nasce da necessità comunicative e da desideri d’evasione. L’arte crea l’occasione di pensare oltre gli schemi del reale e permette che questa irrealtà prenda forma, concretizzandosi e quindi creando un’alternativa reale. Ovviamente l’arte è anche molto altro, ha un ruolo socio-culturale e ad esempio aiuta a definire le emozioni, ferma un istante nel tempo cercando l’eternità di questo…alla base comunque, c’è sempre una ricerca espressiva e funzionale.

Tra le tue numerose esposizioni, dopo la tua personale, “Mentisughe e Mentifughe”, sei tornato a Volterra con una nuova mostra chiamata “I Tesori dell’Alabastro”, una mostra di grande successo, ce ne vuoi parlare?

Mentisughe e Mentifughe” è stata una retrospettiva sui miei primi 17 anni d’attività artistiche, ho fortemente voluto che fosse la mia città natale (Volterra) ad ospitarla.
A quella città devo molto e sentivo di voler restituire qualcosa. Fu un grande successo e a distanza di pochi anni la Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra mi ha chiesto di realizzare una mostra sull’Alabastro, una storia unica che da sempre caratterizza questa città e la porta a viaggiare nel mondo. Mi è stata affidata una grande responsabilità, soprattutto perché io non sono mai stato un esperto di alabastro. Ho iniziato a studiare questa roccia sotto svariati aspetti ed ho trovato molte analogie con il film “The Goonies” - “Gli Scarti” n.d.r.- di Spielberg, capolavoro che ha influenzato svariate generazioni di ragazzi, tra cui la mia.

Ho deciso di creare un’avventura in stile Goonies, una caccia ai tesori dell’alabastro che in Volterra si nascondono un po’ ovunque. Ho riportato in un percorso espositivo all’interno del Centro Studi Espositivo S.M.M. parte dell’avventura che io ho vissuto durante le riprese del film realizzato per introdurre questo meraviglioso mondo, ho raccolto le opere più belle che ho trovato in una “stanza del tesoro”, ho creato diorami che illustrassero la vita di bottega degli alabastrai, il loro spirito anarchico e antifascista.
Ho realizzato poi una mappa della città di Volterra in cui sono indicate le botteghe degli artigiani dell’alabastro, invitando gli spettatori ad andare a vedere con i propri occhi quello che accade all’interno di questi mondi magici colmi di sculture e di oggetti ricoperti di polvere bianca. È una mostra studiata anche per le famiglie con bambini perché volevo che tutti potessero godere di questa straordinario e affascinante viaggio attraverso i miei ricordi di quando ero bambino, quando con gli scarti dei pezzi d’alabastro scrivevamo sui muri o disegnavamo a terra le caselle del gioco della campana.

Abbiamo inaugurato la mostra nel 2022 e dopo il primo anno, dato il grande successo che ha riscontrato, abbiamo deciso di riaprirla per la stagione 2023 (fino al 6 Gennaio 2024).

Per me quest’esperienza è stata un onore e mi ha portato a condividere del tempo con degli artisti, degli artigiani e più in generale degli esseri umani incredibili: gli alabastrai.


Foto di: Andrea d'Antoni


Nel tuo lungo percorso artistico, c’è stato qualche momento di svolta, qualcosa che ti ha cambiato? A cosa è legato?


Certo, ce ne sono stati molti, anzi, diciamo che avendo vissuto una vita con intensità, intenzione ed intuizione, il cambiamento è da sempre una costante nella mia vita. Credo che il cambiamento sia la cosa più importante da praticare. Ho iniziato a 19 anni ad intraprendere un percorso da artista, ero un adolescente “impazzito”, ambizioso, libero, assetato di esperienze, quindi mi sono spinto spesso in avventure più grandi di me e attraverso queste sono cresciuto sia artisticamente che come individuo.
Ho viaggiato nel mondo dipingendo, fotografando, conoscendo migliaia di persone straordinarie; queste cose inevitabilmente ti cambiano, specie se sei una persona curiosa ed empatica come me. Ogni incontro è unico ed irripetibile e ogni incontro può cambiarti la vita.

Ho attraversato periodi complicatissimi, trovato soluzioni a problemi considerati senza soluzione, ho vissuto nell’amore e la bellezza, tra le persone che stimavo, ho visto morire amici, mia moglie... la vita è anche questo ed il ruolo dell’artista è prima di tutto vivere con intensità ed intuizione ogni attimo, solo poi questo diviene imparare a raccontarsi attraverso metodi espressivi. Ogni cambiamento attuato nel mio percorso artistico è derivato dalle opportunità, dalle necessità, dalle realtà che la vita ha messo tra me e i miei obbiettivi in determinate situazioni.

Quindi direi che gli incontri, le intuizioni e i desideri personali sono ciò che mi hanno legato e che mi legano ai cambiamenti radicali. Ci aggiungo anche la mia volontà di crescere, di migliorarmi, senza la quale niente sarebbe mai stato possibile.


Foto di: Davide Regoli

Con il gruppo EDF (Elektro Domestik Force) Crew porti avanti progetti di riqualificazione urbana, coinvolgendo scuole e carceri, tanto da essere definita arte sociale. Ci spieghi cosa significa?


Dopo tanti anni che dipingi murales in giro, ti rimangono solo una manciata di fotografie; i muri lentamente si sgretolano e mi sono reso conto che la cosa più importante che rimane è il legame con le persone che hanno partecipato e vissuto i giorni di realizzazione di queste opere.


La mia crew è la numero 1 nella creazione di legami con i territori che ospitano i nostri interventi ed io mi sono voluto concentrare sull’ampliare questi momenti di scambio, questi momenti sociali, rendendoli sempre al centro del progetto. Abbiamo deciso di integrare con noi anche gli abitanti dello spazio che andiamo a dipingere, questo perché noi siamo ospiti di questo spazio, molto spesso non conosciamo il suo contesto socio-culturale e sentiamo nostra responsabilità informarci, integrare voci, miti, leggende del territorio per crescere e per creare qualcosa di specifico, una specie di monumento per le persone che vivono quello spazio.

Abbiamo iniziato così a co-progettare i nostri interventi con gli abitanti dello spazio di turno, a coinvolgerli in un processo di riqualificazione che verte non solo a fare un murales, ma a prendersi cura di uno spazio pubblico. Le nostre opere di riqualificazione si concludono con una festa con gli abitanti, è questo che vogliamo che a loro resti di noi ogni volta che questi passano di fronte al murale. Cerchiamo di mettere a disposizione le nostre capacità e la nostra esperienza, per migliorare le condizioni di uno spazio (molto spesso abbandonato alla trascuratezza), per creare un gruppo di lavoro che si muova secondo le esigenze specifiche del territorio e non secondo le nostre.

In questo modo il nostro lavoro diventa più complesso, perché ogni volta vanno tradotte in segni le idee di moltissime persone, ma è l’unico modo per unire un valore sociale a quello artistico e sentirci utili portatori di bellezza in ogni contesto.

Artisti sociali ci sembrava la definizione più corretta per quello che facciamo con la EDFcrew, così ho scritto un Manifesto d’intenti e lo abbiamo pubblicato. Negli anni sono moltissimi gli artisti che lo anno sottoscritto. Oltre gli artisti, con il nostro gruppo si ritrovano sempre più figure professionali disparate, dal medico, al professore, allo psicologo dello sviluppo, dj, ballerini, attori….tutte figure altamente professionali che collaborano con noi per la ben riuscita dei progetti.

Quali sono i tuoi progetti futuri?


A breve inizieremo a girare un documentario sui 20 anni della EDFcrew, con la quale al momento stiamo portando avanti progetti con il Carcere di Pistoia ed in una Scuola Superiore di Livorno. Avrò un bel progetto a Detroit nel 2024, un viaggio fotografico di un paio di mesi in Luisiana a Novembre, una nuova mostra personale, un nuovo film…tante cose, io sono sempre immerso in diverse occasioni espressive ed il mio progetto di vita futuro è di continuare così, migliorando, studiando, crescendo e cercando di non diventare uno stronzo.



Foto di: Vittorio Marrucci

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